Gli italiani che furono Giusti verso gli ebrei, all’epoca della Shoah
Capita che fuori d’Italia vengano attuate iniziative opportune e positive, ma che poi esse vengano recepite in Italia in modo automatico, senza curarsi del loro significato in rapporto alla storia e all’identità nazionali.
In questi anni ciò è talora accaduto con il recepimento del riconoscimento di “Righteous among the Nations”, che lo Stato di Israele, tramite Yad Vashem, attribuisce ai non-ebrei che salvarono la vita a ebrei perseguitati, correndo dei rischi, senza chiedere o aspettarsi compensi di alcun tipo ( http://www.yadvashem.org/righteous).
I “Giusti tra le Nazioni” sono quindi uomini e donne che hanno messo in pratica altruismo e solidarietà di fronte alla persecuzione antiebraica attuata da altri uomini e donne. E’ giusto ricordare il loro operato e additarli quali esempi; su ciò non si discute.
Il quadro completo dei soccorritori degli ebrei braccati in Italia tra il settembre 1943 e la Liberazione comprende tuttavia due ulteriori categorie di persone.
La prima è quella di alcuni ebrei, anch’essi perseguitati e minacciati, che dedicarono il proprio tempo, le proprie energie, in alcuni casi l’ultima parte della propria mirabile vita, a salvare o tentare di salvare i propri confratelli accerchiati e disperati. Talora fu proprio questo rifiuto di scendere nella clandestinità assoluta che determinò il loro arresto e la conseguente uccisione ad Auschwitz. I loro nomi, noti agli storici, raramente vengono onorati pubblicamente. Ciò non è giusto. Inoltre il silenzio su loro stimola a rappresentare gli ebrei come imbelli, vinti; e anche questo non è giusto.
La seconda categoria è quella di coloro che parteciparono alla lotta antifascista: combattenti in montagna, gappisti nelle città, staffette, agitatori, dirigenti politici e militari. Erano uomini e donne di tutte le fedi religiose (compresa quella ebraica) e politiche. Il loro contributo al salvataggio delle vite ebraiche si articolò in quattro modalità:
- l’accoglienza (mi riferisco qui ai partigiani non-ebrei) dei fratelli ebrei nelle formazioni, senza alcun rifiuto, senza alcun atto di ricacciamento nella società antisemita;
- la creazione di zone libere (le “repubbliche partigiane”) nelle quali i braccati poterono uscire dalla clandestinità e talora contribuire alla vita delle stesse;
- le purtroppo scarse (Stefanori 2015) azioni di liberazione dalle carceri e dai campi di detenuti ebrei e non-ebrei;
- l’impegno militare – e il suo supporto politico – che, affrettando l’ora della Liberazione, affrettò pure la cessazione degli arresti, delle deportazioni, degli eccidi.
Insomma, gli uomini e le donne della Resistenza agirono contro fascismo, nazismo e antisemitismo, misero a rischio la propria vita, portarono salvezza ad ebrei, non si aspettarono ricompense tranne quella di un’Italia migliore. A mio parere non è giusto non includerli tra gli ‘italiani giusti’.
Riferimenti bibliografici e archivistici
Stefanori 2015 – Matteo Stefanori, La Resistenza e la persecuzione degli ebrei in Italia 1943-1945, Edizioni del CDEC, Milano 2015, http://www.cdec.it/home2_2.asp?idtesto1=1548&idtesto=185&son=1.